Sarteano

 

NOTIZIE SU SARTEANO (573 metri s.l.m. - 4820 abitanti) Sorge fra le dolci colline dell'antica Etruria a 573 metri sul livello del mare. Posto sul contrafforte del Monte Cetona, raccolto intorno al castello, Sarteano appare il più intatto e schietto di tutti i paesi vicini: la sua origine non è meno antica di quella di Chiusi, e v'è chi addirittura pensa che qui fosse la vera Chamars. Il suo nome è forse di origine etrusca in quanto dedicato a due divinità: Satre (Saturno) e Jani (Giano), la cui fusione nominativa si trasformò nel tempo in Sarteano; secondo altri può derivare da Saltus Jani (il bosco dedicato a Giano), mentre un'altra interpretazione lo farebbe derivare dal gentilizio "Sertorius" dell'epoca Etrusco-Romana, poiché fu qui trovata l'urna di un Lucio Sertorio, probabile veterano delle guerre tra Mario e Silla. La posizione strategica dell'altopiano, l'abbondanza e la varietà eccezionale delle acque, i boschi rigogliosi e la qualità della selvaggina, hanno fatto si che il luogo venisse densamente popolato fin dalla preistoria: i primi ritrovamenti di manufatti dell'età della pietra risalgono al Musteriano, 48.000 anni fa. Vi sono caverne dell'uomo preistorico che da Belverde si stendono lungo tutto il contrafforte del monte e alcuni scavi in località "La Villa" hanno portato alla luce armi neolitiche, selci leggermente lavorate e grezze. Tutto intorno - Sferracavalli, Albinaia, Solaia, Molin Canale - vi sono tombe italiche che segnano la fine dell'epoca del bronzo e il principio di quella del ferro (forse contemporanee delle terramare dell'Emilia e delle abitazioni lacustri dell'Italia superiore); alcuni manufatti in pietra e in rame, trovati negli stessi luoghi, rilevano l'età neolitica ed eneolitica.

Ingresso grotta lattaia

In questi colli, compreso Pian Porcelli, si trovano anche Tombe a pozzetto (la più arcaica è quella di Sferracavalli) con corredi funebri che appartengono alla civiltà Villanoviana, mentre nel colle di Solaia vi sono le Tombe a camera del periodo ionico-attico (buccheri a cilindretto ecc.); la più importante necropoli di questo periodo, ora devastata, si trova nella bellissima zona "Bel Riguardo - Pianacce". Il territorio ebbe grande sviluppo in epoca etrusca; il primo vero nucleo fu etrusco-romano, il Pagus Sartheanensis situato a nord-est sull'antica direttrice di collegamento con Chiusi.

 

 

L'interno della Tomba della Quadriga Infernale

L'eccezionale ritrovamento della Tomba della Quadriga Infernale avvenuto nell'ottobre 2003 nel corso delle annuali campagne di scavo nella monumentale necropoli delle Pianacce, a poca distanza dal centro di Sarteano nella provincia senese, ha costituito una delle scoperte più significative nel campo dell'Etruscologia degli ultimi decenni. La tomba, scavata nel travertino ad una profondità di cinque metri e con un corridoio di accesso di venti metri di lunghezza,è decorata da un ciclo pittorico con colori vivaci e accesi che risaltano sopra l'intonaco bianco, e che sono conservati in maniera sorprendente.

Particolare "il demone"

 

 

Ma la sua eccezionalità è costituita soprattutto dall'originalità dei temi iconografici trattati, e dalla presenza, sul lato del corridoio di accesso, di una quadriga composta da due leoni e due grifi che trainano un carro condotto da un demone dall'aspetto inquietante. La tomba ha restituito anche parte del suo corredo originario, che ne indica la creazione negli ultimi decenni del IV sec. a.C., con un utilizzo per tutta la prima metà del III sec. a.C. Grazie ai numerosi interventi effettuati, la la Tomba è visitabile.

 

 

Il documento più antico che tratta Sarteano è datato probabilmente 776, ove si parla del "Vicus Serturianus"; più certo è invece un atto notarile del 1038, anno in cui viene stilato un atto di donazione dei Conti Orvietani e Chiusini "in castello de Sarteano"; in questo periodo inizia il feudo dei Conti Manenti. Nel 1178 un atto ufficiale di Federigo I Imperatore conferma il feudo ai Conti Manenti. Le alterne vicende dei Conti Manenti e di Sarteano la cui rocca era spesso contesa da Siena e da Orvieto, sono ampliamente documentate e non si distaccano molto dalla storia di tutti i castelli toscani del Medioevo. Sarteano parteggia quasi sempre per Siena, anche nelle guerre contro Montepulciano ed anche quando il Papa Urbano IV nel 1263 fa passare Sarteano a Orvieto, nel 1265 ritorna sotto Siena con un'alleanza sempre rinnovata durante i secoli. I suoi statuti sono del 1265. Quando San Francesco entrò in Sarteano, nel 1212, per la ruga di mezzo, la gente era dedita alla lavorazione della lana, della pergamena e del cuoio: e l'industria della lana, dei "bigelli", doveva progredire, tanto che nel 1470 Siena permise a Sarteano di "esportare" il suo famoso "panno-lano".

 

La rocca

Nel 1280 il castello di Sarteano viene venduto al podestà di questo libero comune e nello stesso anno viene riconosciuta l'attuale rocca ed in seguito ampliata e restaurata dai Monaldeschi d'Orvieto nel 1345 e dai senesi nel 1469. La fortezza precedente era molto simile all'attuale: cinta da doppia cerchia di mura, dominata da un cassero, con il maschio quadrato e torri rotonde ai lati. Sotto la rocca v'è un sistema di cunicoli praticabili, dell'età etrusca. La sorte di Sarteano séguita ad essere diretta da Siena, da Orvieto e da Perugia. Nel 1503 la cittadella soffre gravi danni inflitti dal Duca Valentino che vuole costringere Siena a cacciare Pandolfo Petrucci. Nel 1555 Siena, presa d'assedio dalle armi imperiali e ducali, cade. Nel 1556, il castello di Sarteano viene preso a viva forza da Cosimo dei Medici. Nel 1590 il Granduca Ferdinando I dà l'investitura del castello al capitano Eustachio Fanelli e il Granduca Cosimo II lo dà definitivamente a Brandimarte Fanelli e ai suo i discendenti. Nel 1997 il castello è stato acquistato dal Comune di Sarteano. Dopo i necessari interventi di restauro e consolidamento è ora visitabile.

 

il paese arroccato intorno al castello

Il passato rivive in ogni tratto dei suggestivi e caratteristici scorci del centro abitato dove architetture medioevali e rinascimentali si mostrano al visitatore curioso di arte e di storia. Il fulcro di Sarteano è costituito dall'insieme della piazza Bassa (piazza Bargagli) e della piazza Alta (piazza XXIV giugno), collegate da una breve rampa e dalla porta di Mezzo che rimase inglobata nel palazzo del Comune dopo la parziale demolizione delle mura nell'Ottocento.

 

Il Palazzo Comunale

 

Il Palazzo Comunale è un edificio di fondazione trecentesca, di aspetto medioevale anche se rimaneggiato in più periodi.

 

 

il Teatro degli Arrischianti

 

All'interno di esso si trova un autentico gioiello architettonico: il teatro degli Arrischianti, edificato nel 1740 a tre ordini di palchi e riportato all'antico splendore. Lungo il lato settentrionale della piazza Alta era l'antico palazzo del Podestà; oggi restano tracce in alcuni particolari dell'edificio situato al numero civico 19.

 

 

 

 

La Chiesa di San Francesco

Sul lato meridionale della piazza Bassa, appena fuori il perimetro del paese, si trova la trecentesca chiesa di San Francesco. L'impianto è medioevale, ma la facciata in travertino è rinascimentale, riedificata nel 1480 per ordine del cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, futuro Papa Pio III, opera del celebre Antonio Federici (il disegno potrebbe essere del Rossellino); il timpano contiene lo stemma della famiglia. Il campanile è del secolo XVII. Collegato alla chiesa è l'edificio dell'ex convento francescano con cortile gotico e sala capitolare. Oggi ospita abitazioni private. La spina del borgo prende avvio dalla piazza Alta divisa in due rami. Verso occidente si apre Corso Garibaldi, la via principale del paese, un tempo chiamata Ruga di mezzo (proprio qui durante il XVIII secolo si correva la Giostra del Saracino) e si spinge sino alla porta Monalda per poi collegarsi, superata la salita del vicolo Baciadonne, alla via del Castello che costeggia le mura a nord. Verso oriente la via Roma, sul lato opposto dell'abitato giunge alla Porta Umbra che chiude l'anello

 

 

La Chiesa di San Lorenzo
Palazzo Cennini

Percorrendo il primo asse è possibile ammirare il cinquecentesco palazzo Goti-Fanelli, datato 1536 antica sede dell'Accademia degli Arrischianti di cui sono interessanti l'androne e la scala; quindi il palazzo Berdini del sec. XIV ove si ritiene sia nato il frate umanista e oratore Beato Alberto. Poi il trecentesco palazzo Sisti-Berdini, ampliato nel XVI secolo ed il palazzo Cospi-Forneris, di stile rinascimentale anche se di costruzione seicentesca. Di fronte al quattrocentesco palazzo Cennini trasformato nel XVIII secolo, è la collegiata di San Lorenzo che mostra forme rinascimentali su strutture del XII secolo. L'interno è ad una navata con transetto e abside. Conserva due tavole attribuite a Girolamo del Pacchia del 1500 raffiguranti un'Annunciazione e un bellissimo Ciborio del Marrina del 1513. A chiudere il Corso troviamo la Porta Monalda, ben conservata e sormontata dallo stemma dei Monaldeschi datato 1313. Nella parte interna si nota un affresco del XVII secolo con l'immagine della Madonna del Carmine e altri Santi.

 

Loggiato Palazzo Piccolomini

Lungo il secondo asse spiccano il palazzo Piccolomini, fatto erigere dal futuro Papa Pio III alla fine del XV secolo, e il cinquecentesco palazzo Gabrielli; le arcate e le finestre rinchiuse e incorporate nella costruzione rinascimentale stanno a testimoniare la sua origine trecentesca. Caratteristica la cosiddetta "porta del morto" detta così perché usata in occasioni funebri. Qui trova sede il Museo Etrusco che conserva numerose rare testimonianze di questa civiltà.

 

 

Ex Convento di Santa Chiara

Si sale poi verso la Residenza Santa Chiara, un tempo monastero delle Clarisse con annessa chiesa del XVI secolo abitato dalle monache di clausura. All'interno si può ammirare una parte dell'antico chiostro e nel cortile, un bellissimo pozzo. Un altro edificio degno di menzione è il Palazzo Fanelli del XVI secolo con un elegante cortile interno, sale affrescate e una piccola cappella gentilizia con affreschi di Apollonio Nasini raffiguranti scene della leggenda del Beato Franco. Più avanti, sulla piazza omonima, è la neoclassica chiesa di San Martino qui trasferita nel 1841 in sostituzione della romanica San Martino in Foro. Si trova tra le due porte umbre: la prima più antica del XIII secolo, la seconda del XV secolo quando le mura del paese furono ampliate e ristrutturate. In essa sono conservate le maggiori opere d'arte di Sarteano.

 

La Piscina del Bagno Santo

I dintorni di Sarteano offrono svariati motivi di interesse turistico per la particolare vocazione a fondere elementi di arte, storia e natura. Le sorgenti termali delle acque del Bagno Santo, solo a poche centinaia di metri fuori la porta Monalda, note ed utilizzate anche nell'antichità, sono ricche di sostanze bicarbonato-solfato-alcalino-terrose e sgorgano alla temperatura di 24° C alimentando ben tre piscine all'interno di un parco ove si trova anche il bellissimo campeggio, classificato tra i primi dieci d'Europa.

 

 

la chiesa di Santa Vittoria

 

Sempre fuori dalle mura si incontrano i resti della romanica chiesa di Santa Vittoria; ancora intatta la bellezza del portale scolpito, l'abside e i basamenti delle colonne che delimitavano le tre navate. Secondo la tradizione sorse sui resti di un tempio pagano agli inizi del XII secolo.

 

 

 

 

Castiglioncello del Trinoro

Affacciato sulla Val d'Orcia, su un ameno poggio a circa 800 metri di quota, sorge l'unica frazione del Comune di Sarteano: Castiglioncello del Trinoro. Borgo di origini medioevali, era un tempo libero comune circondato da mura con un cassero nella posizione centrale dominante. e , anch'esso in passato libero comune. Da vedere la Chiesa di Sant'Andrea Apostolo, e la porta del sole che dà un su un suggestivo panorama di colline coltivate, di crete e boschi lussureggianti.

 

 

L'Abbazia di Spineta

 

Sempre non lontano dal centro abitato di Sarteano, immersa in una cornice naturale di boschi, prati e laghetti, si trova l'antica fortificata Abbazia di Spineta oggi trasformata in residenza e fattoria. La chiesa romanica fu fondata insieme al monastero nel 1085 per donazione fatta dalla contessa Willa Manenti ai monaci Benedettini. Successivamente ceduta ai Vallombrosani, passò poi in mano ai Cistercensi per essere infine secolarizzata nel 1657 per volere di Papa Innocenzo X. Più lontano e sovrastante l'Abbazia, si delinea un colle boscoso chiamato Poggio delle Moiane dove sorgeva un antico paese medioevale distrutto in tempi remoti. I ruderi sono invasi dalla vegetazione, ma si identificano senza troppa difficoltà i basamenti e l'allineamento dell'abitato.

 

 

 

Oggi Sarteano è un sereno luogo di villeggiatura e resta uno dei paesi più suggestivi della Toscana meridionale, aspro per le sue montagne, umile e aristocratico, misterioso e inesauribile per ogni sondaggio del tempo remoto.

 

Come si arriva?

Per arrivare a Sarteano occorre uscire al casello n. 29 dell'A1 (Autostrada del Sole) Chiusi-Chianciano Terme e percorrere i 6 Km della S.S. 478

 

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